giovedì 23 aprile 2009

La censura deforma, informa e fa quel cazzo che le pare


Ci risiamo. Nel nostro paese diversamente libero, e diversamente democratico, i nostri beneamati patriarchi decidono preventivamente cosa potrebbe o meno offendere i nostri sentimenti, ed intaccare l' universalmente identico buongusto.

Eccezionale la motivazione dietro alla quale viene mascherata l'ennesima censura all'ennesimo comico : «valutata gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico la vignetta di Vauro Senesi»; e la sua diretta conseguenza : «la Rai in via cautelativa e da subito non intende avvalersi delle prestazioni dello stesso».

Notare la perla conclusiva : «in via cautelativa». Cautelarsi da cosa? Da chi? È sempre la solita nenia : con la scusa di proteggersi da una denuncia (in questo caso, addirittura fantomatica : siamo al parossismo spinto), il nostro servizio pubblico stringe la mordacchia ai comici satirici. Lo stesso identico procedimento che venne attuato contro Daniele Luttazzi, per citarne uno (ed il migliore, ad avviso di chi scrive); con la piccolissima differenza che l'artista romagnolo vinse la causa plurimiliardaria intentata dallo zerg berlusconiano al gran completo (Fininvest, Mediaset, Forza Italia, Tremonti ed ovviamente il Cavaliere stesso), ma tuttora non può tornare in Rai.

Forse Masi intendeva proprio questo con "la missione del servizio pubblico": è un aspirante Eymerich. Tuttavia, nel suo sacro furore, si è scordato di fare i compiti. Il ricorso all'eccesso, alla provocazione, all'irriverenza, è una delle tecniche della satira, uno dei mezzi; non il fine. Nello specifico, il grottesco lavora per addizione, a differenza dell'ironico, che compie il processo opposto. Quando poi si ride su un argomento drammatico, non vedendo altra soluzione possibile, si ha la cosiddetta "risata verde", chiamata così nei cabaret di Berlino addirittura negli anni venti. Sveglia, Masi.

La satira attacca i pregiudizi, sfida i tabù; ed inoltre, come ricorda sempre il mio amato Daniele, se ci si offende per la battuta e non per l'evento sulla quale essa si è espressa, è la propria scala di valori ad esser corrotta. Le gag e le vignette non hanno mai ucciso nessuno; la guerra, l'odio e la corruzione sì, invece. Ed infatti, a tal proposito, cito le parole dell'europarlamentare Claudio Fava : “Nel decreto casa discusso dal Governo non veniva spesa una sola parola sul rischio terremoto. Se si esclude l'articolo 6, volto a chiedere vincoli sismici meno rigidi. Poi è venuta giù l'Aquila...". Come se ciò non bastasse, con il recente decreto milleproroghe le nuove norme antisismiche, contenute nelle legge 186 del 2004 (!!!), erano per l'ennesima volta state rinviate. Ora invece, misteriosamente, diventeranno obbligatorie proprio in occasione dell'imminente piano casa. Paraculaggine all'estrema potenza.

Chiudo con una chiosa doverosa. Giornalisti come Michele Serra, Lietta Tornabuoni e Giovanni Valentini, che in passato depositarono palate di merda su Luttazzi stesso (da cui ho liberamente attinto e che in alcuni casi ho spudoratamente citato per determinati passaggi di questo post), ora si ergono a difensori senza macchia della libertà d'espressione. Forse avrebbero fatto meglio a tacere; così, in via cautelativa.

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